Il sussurro delle dune

Un suono nel silenzio,
il richiamo alla preghiera che ci desta dai nostri pensieri.

I colori del mare e della sabbia,
quella sabbia con cui si costruiscono fortezze.

Le donne nascoste dietro le vesti scure.

I nomadi dell’Atlante.

Il silenzio del deserto che ci accompagna alle ultime luci del giorno….
e poi il caos dei suk.

Questo e molto altro è il Marocco.

Il suono del deserto

Casablanca

Voliamo a Casablanca con TAP Portugal e la tratta da Lisbona è su un aeroplanino da 19 posti.
Certo…non è stato il volo intercontinentale che avremmo immaginato ma anche questo fa parte della nostra avventura in Marocco.
1174636_621809707853109_665012200_nPer coprire l’itinerario che ci siamo preposti abbiamo optato per il noleggio di un auto che ritiriamo appena giunti all’aeroporto.

Siamo in pieno periodo di Ramadan quindi per strada e in città vediamo poche persone fino alle nove di sera.

Il giorno successivo lo dedichiamo ad un tour della città, il luogo più rappresentativo ed il primo che visitiamo è la moschea (costo per l’ingresso circa 10Dh a persona).
I pavimenti sono di marmo di Carrara (un piccolo pezzo della nostra amata Italia) e sono l’unico tocco di classicità perché a guardarsi bene intorno c’è un concentrato di tecnologia senza confronti, porte in titanio, soffitti che si spostano automaticamente..insomma la nuova era dell’islam è rappresentata qua.
Al piano sottostante invece vi sono i bagni turchi non più usati ma davvero suggestivi.

A parte la mosche e la Medina con i suoi vicoli stretti e caratteristici non troviamo molto altro da visitare perciò riteniamo che un giorno sia sufficiente.1186735_621809744519772_2041575189_n

Dove dormire:
Jm Suites Hotel and Spa
L’albergo è fornito di diverse suites spaziose, arredate con cucina e salottino.
Vi sono due bagni, uno con il wc e uno con la doccia.
Il nostro voto è 6.

Dove mangiare:
Trovare un ristorante durante il Ramadan è un impresa e così alla fine dobbiamo mangiare in albergo dove fortunatamente si può contare su un ricco buffet che offre tajin, lenticchie, pane arabo e altri piatti e dolci tipici.
Purtroppo il prezzo della cena è indipendente dalle qualità e costa 360Dh circa.

Rabat
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La città delle cicogne.
Le incontriamo alla necropoli di Chellah, laddove regna il silenzio loro vivono placide e maestose.
Visitiamo le rovine e ci rilassiamo all’ombra dei suoi alberi.
Questo luogo romantico e antico ci affascina così tanto che facciamo fatica ad andarcene.

La guida ci consiglia anche di visitare il mausoleo di Mohammed V e la torre di Hassan.954800_621810121186401_1700161097_n
Ho trovato questi siti interessanti fotograficamente. Sono presenti decine di mezze colonne rimaste in questo stato dalla costruzione mai terminata dell’edificio e non possiamo resistere dallo scattare diverse fotografie e salire sulle colonne più basse per avere un punto di vista differente.
Qua e la è anche possibile osservare i fedeli che si dirigono al mausoleo o alla moschea per pregare sorvegliate da delle guardie a cavallo che imperterrite occupano la loro postazione fino al cambio successivo.

IMG_6433Una passeggiata tra le case  dipinte di blu della Kasbah degli Oudaïa ci permette di passare una mattinata rilassante e di visitare questo luogo suggestivo e dai colori vivi.
La kasbah è circondata da alte mura e vi sono solo alcuni punti di accesso. Poco prima di uno di questi c’è lo splendido giardino andaluso dove all’ombra dei suoi alberi e circondati dai gatti e dagli uccellini che cinguettano è possibile riposarsi un pò e riprendersi dal calore dell’estate.

A partire dalla kasbah e costeggiando il golfo naturale del porto di Rabat è possibile vedere scorci di vita locale e gli abitanti che passeggiano su questo lungo mare.

Dove dormire:
Riad Zyo
Un riad tranquillo e modernissimo nel cuore di Rabat.
Le camere sono pulite e arredate con stile.
Unico neo la presenza di alcune formichine a causa della presenza di un piccolo giardino interno.
Voto 7.

Dove mangiare:
Non abbiamo trovato dei posti degni di nota aperti seppur sulle mura esiste qualche posticino dove mangiare del pesce fritto non male.

Fes
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La più turistica.
Giriamo per le sue vie intricate fino a raggiungere la zona delle concerie.
E’ possibile visitarle solo entrando in alcuni palazzi e guardando gli uomini lavorare dall’alto dei balconi.
E’ impressionante vedere  queste vasche colorate sotto il sole cocente sapendo che vige il rispetto del digiuno (anche dall’acqua).
I colori sono fatti con mimose e curcuma per il giallo, henne per il rosso…e sebbene sembri un luogo vivace è evidente che la vita di questi uomini è estremamente faticosa.

Fes purtroppo è il posto dove ci fermiamo meno tempo a causa del fatto che siamo stati ripetutamente infastiditi da personaggi ambigui in cerca di turisti a cui “spennare” qualche soldo.
Non è stato possibile in alcun modo visitarla con tranquillità e dopo poche ore siamo fuggiti.

 

Meknes

Meknes merita una visita  anche se pullula di turisti alla pari di Fes.
Ci addentriamo nell’intrico delle vie della Medina alla ricerca del nostro riad con l’aiuto del solito personaggio di turno che si propone di accompagnarci.
Visto che c’è davvero molta confusione e che al primo impatto è difficile orientarsi accettiamo il suo aiuto e lo paghiamo per farci da guida.
Anche qui il centro si snoda in un dedalo di vie piene di piccoli negozietti e banchetti sul passaggio, la vera patria del mercanteggiare e trattare, l’anima del Marocco.

Visitiamo anche la città imperiale, i cui vicoli bui sembrano i corridoi di un palazzo e sono pieni di ragazzini che giocano in strada.
Interno della città imperialeLa vita in questa parte della città scorre tranquilla e lontana dalla confusione della Medina.
Per contro però in questa zona non passano molti turisti e non passiamo inosservati, inoltre le persone non gradiscono la nostra presenza e ci indicano di uscire, cosa non propriamente facile in quel dedalo di vie.

Dove abbiamo dormito
Riad Atika Mek
Ci sembra la casa della nonna marocchina in quanto è tutto datato, i mobili, i tappeti, le coperte e anche il bagno.
Pulito ma sicuramente da ristrutturare.
Ha comunque un suo fascino perché è una residenza tipica del luogo ed è molto familiare.

I proprietari sono molto gentili, come arriviamo ci offrono del tea ed essendo il riad vuoto a causa del periodo del ramadan ci offrono di occupare una stanza più grande a scelta tra quelle presenti.

Voto 6 per la gentilezza, 5 per gli arredi

Dove mangiare
Troviamo un ristorante a ridosso delle mura della città imperiale chiamato “La collier de la colombe” dove mangiamo un ottimo cous cous royal a circa 200 Dh in due.

I monti dell’Atlante

1187041_621810817852998_47908889_nLi attraversiamo nel nostro viaggio verso il Sud.

Paesaggi montuosi e rocciosi si susseguono. Mille tornanti e poi le praterie dell’Atlante dove liberi vivono i nomadi con i loro accampamenti.
Sono le terre più impervie e rurali del Marocco, suggestive e difficili da vivere.
Le strade che passano di qua sono tortuose e lunghe da percorrere ma i paesaggi che si incontrano sono davvero incredibili.


Merzouga

Merzouga è la porta di ingresso del deserto.
Un’oasi di silenzio, il regno della sabbia e del vento, la dove il caldo è il padrone di casa nell’estate Marocchina.

Erg Chebbi

Inizialmente ci colpisce una lunga distesa di pietre brulle  (il deserto nigro) che lascia poi il posto alla sabbia fine  (l’Erg Chebbi) fino all’Algeria.
Da qua passava la pista delle carovane e in nei tempi moderni la Parigi-Dakar.

Dopo il frastuono di Fes e Meknes approdare ai piedi delle dune di sabbia di Merzuga è un sogno.
A ridosso delle abitazioni si trova la duna di sabbia più alta del Marocco, l’Erg Chebbi.

Intorno a questa enorme duna lunga chilometri ruotano paesaggi infiniti e storie di uomini chErg Chebbie vivono ai confini del mondo.

Il proprietario del nostro riad è molto disponibile e nei giorni successivi ci aiuta ad organizzare l’escursione sulle dune a dorso di dromedario così come il giro di tutto il circondario col fuoristrada.

L’escursione a dorso di dromedario è molto divertente.
Si arriva sul punto più alto della duna per vedere il tramonto e ascoltare il bisbiglio del vento.
Fermarsi ad ascoltare la voce del deserto è una delle esperienze più belle che abbia mai vissuto.
Unico consiglio è munirsi di veli per coprire naso e bocca perchè quando soffia il vento secco del deserto si alza la sabbia finissima e diventa faticoso respirare.
Al contrario di quanto raccontato da altri amici e parenti, i nostri dromedari si sono rivelati animali miti e puliti. Non sono riuscita a sentire alcun odore sgradevole sul loro dorso 🙂

Il giorno successivo abbiamo visitato anche i dintorni accompagnati da una persona del luogo che guidava un fuoristrada.
Siamo stati in un paese dove vivono degli uomini originari del Mali. Sono venuti in questi luoghi per allontanarsi dalla loro patria e ora tra le varie attività giornaliere di una vita molto semplice suonano per i turisti i loro strumenti caratteristici e vendono le loro canzoni. Si chiamano i “desert pigeons”.
Visitiamo anche le antiche miniere di quarzo e i resti degli alloggiamenti della legione straniera.
Questi luoghi mi ricordano gli scenari di “Lawrence d’Arabia” anche se ora è tutto disabitato e nonostante il caldo soffocante sono veramente contenta IMG_6878di averli potuti scoprire.
Non ci crederete ma il nostro giro parte alle 06:00 e finisce alle 11:00 quando il calore comincia a diventare insopportabile.

I pochi giorni trascorsi in questa oasi sono stati rigeneranti e consigliamo a tutti coloro che prevedono un viaggio in Marocco di includere una tappa da queste parti per provare le emozioni offerte dal deserto.

 

Dove dormire e mangiare
Ksar Merzouga
Il riad dove dormiamo è un paradiso.
Sul retro un portone si apre direttamente sulla duna e al suo interno vi sono camere molto pulite e ben refrigerate.
Considerate che noi arriviamo qua ad Agosto e la temperatura di giorno si aggira intorno ai 50 gradi quindi l’aria condizionata che fortunatamente hanno può essere un optional utilissimo per conciliare il sonno e stare al fresco nelle ore più calde della giornata.
La piscina aiuta a sopportare il caldo secco e rappresenta una valida alternativa per trascorrere le ore del giorno più calde.
Il riad consente anche di mangiare presso di loro. Noi ne approfittiamo per la cena e mangiamo sulle dune a lume di candela, molto romantico.
Unica pecca del posto il fatto che a pranzo si rispetti il digiuno del Ramadan per tutti, ospiti compresi.

Voto: 7,5

Le gole di Dades e del Todra

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Sulla strada tra Merzouga e Ourzazate è possibile visitare queste gole spettacolari.

La strada tortuosa è stata scavata nella roccia dal vento e dall’acqua e incontra a tratti oasi rigogliose nelle quali svettano enormi castelli di sabbia circondati da palmeti e alberi di frutta.

Il passaggio da questa strada merita davvero per la semplicità e la suggestione che la caratterizza.

Ourzazate

Ourzazate è una tranquilla cittadina nel sud del Marocco.
Caratterizzata da una medina circondata da alte torri e mura di sabbia è stata scelta proprio per queste sue particolarità come set per molti film e serie televisive (non preoccupatevi i suoi abitanti sapranno sicuramente indicarvi quali se glielo chiedete visto che vanno fieri della loro cittadina).
Consigliamo una breve sosta e una passeggiata tra le sue mura.
Noi l’abbiamo scelta come punto di partenza per visitare questa zona.

Dove abbiamo dormito:IMG_6982
Riad Dar El Nath
Un appartamento con diverse stanze nel centro della kasbah di
Ourzazate.

Il proprietario è stato molto ospitale e ci ha offerto frutta e dolcetti al nostro arrivo seppur lui stesse ancora rispettando il digiuno del ramadan.
La stanza era piccina e con un bagno abbastanza vecchiotto.
Punto dolente la presenza di alcuni gatti in casa uno dei quali ha fatto i suoi bisognini nella nostra stanza lasciando un odore spiacevole per tutta la notte.
Nonostante questo imprevisto è un posto che per una notte si può consigliare se si vuole dormire tra le mura della kasbah.
Voto: 6,5

Dome mangiare:
Restaurant Douyria
Questo ristorante ci viene consigliato dai proprietari del riad e devo dire che è una piacevole scoperta.
Si trova proprio ai margini delle mura e si mangia molto bene.
Noi ordiniamo dei piatti tipici: la pastilla au pigeon  e un ottimo tajin.
Consigliato se passate da queste parti.

Aït Ben Haddou

IMG_7003Ait Ben Haddou è un set cinematografico a cielo aperto e per la sua particolarità e bellezza è entrato a pieno titolo a far parte del patrimonio dell’Unesco.

IMG_7011La sua kasbah si visita in giornata partendo da Ourzazate.

Passeggiare per le vie sabbiose e i cunicoli, salire le scale delle torri di sabbia e ammirare il deserto  tutto intorno è davvero suggestivo.

Il paesaggio intorno è lunare, deserto per chilometri e qualche palma che spunta a tratti.

Sarebbe stato bello anche dormire tra queste mura ma purtroppo non abbiamo trovato nulla.
Suggeriamo a tutti di prevedere una sosta in questo luogo se si visita il sud del Marocco.

Marrakesh

E’ la citta più vivace del Marocco, giorno e notte si susseguono mercati, bancarelle e persone di ogni razza e nazionalità.
IMG_7109Incantatori di serpenti, addestratori di scimmie, pescivendoli, venditori di succhi d’arancia, venditori ambulanti , turisti, poliziotti, guide turistiche e religiosi si susseguono senza sosta nella piazza più famosa e più grande del Marocco, Jemaa el-Fnaa.

Tristemente nota anche per l’attentato che nell’Aprile del 2011 devastò la terrazza del Café Argana, durante il quale molte persone persero la vita, è dall’altro lato simbolo di vita e movimento per il suo continuo mutare durante il giorno e la notte.

Per questa sua caratteristica e autenticità anche questa piazza è patrimonio dell’Unesco e proprio dal terrazzo del Café Argana merita di essere osservata e fotografata.

Anche la madrasa di Ben Youssef, collegio islamico dedicato all’educazione dei giovani alla preghiera è un luogo che merita una visita. Al suo interno i rumori della città non si sentono più e si può godere del silenzio e del fresco tra le sue mura ricoperte da intagli e pitture come nella migliore tradizione araba. Un gioiello di arte moresca da non perdere.

Anche Marrakesh durante il Ramadan cambia il suo volto dal giorno alla notte.IMG_7046
Di giorno le sue piazze e le strade sono popolate prevalentemente dai turisti e gli unici locali aperti sono quelli turistici.
La sera la città cambia volto e sembra tornare a vivere.
La gente si riversa nelle strade per l’ultima preghiera della giornata e per rompere il digiuno della giornata al calare del sole.
Anche le bancarelle si riempiono e la gente fa festa bevendo tea e mangiando dolci, frutta secca e datteri nei vari locali.
Nel centro anche i ristoranti meno turistici aprono ed è possibile trovare qualche posto dove mangiare un buon tajin o del cous cous.
Stanchi dei soliti piatti e non volendo rischiare di finire in qualche ristorante puramente turistico questa volta ci affidiamo a tripadvisor e troviamo un ristorante gestito da un cuoco francese che ha deciso di trasferirsi in Marocco come tanti che incontriamo durante il nostro viaggio.

Infine non si può andare via da Marrakesh senza aver visitato il suk, un dedalo di vie strette e affollate con centinaia di negozietti e bancarelle dove cercheranno di attirarvi per qualche acquisto e mercanteggiare.

Dove dormire:
Riad Dar Beldia
Un bel riad con belle stanze che si affacciano su uno scalone interno illuminato da un tetto vetrato.
Unico punto negativo è dover portare le valigie per due piani attraverso una scala abbastanza stretta.
Pulito e comodo per visitare il centro è un posto che merita davvero.
Voto: 7

Dove abbiamo mangiato:
Un Dejeuner a Marrakech
Cucina francese con inflessioni marocchine. Bello il terrazzo con la vista sui tetti della città e nel quale si può godere del fresco della sera.
Prezzo decisamente europeo.
Se si è stanchi della cucina Marocchina e si passa da queste parti a fine viaggio è comunque un buon indirizzo da segnarsi.

Essaouira

IMG_7134E dopo un lungo viaggio all’interno del Marocco tra sabbie e rocce, tra oasi e città caotiche arriviamo all’Atlantico.
La cittadina di Essaoura si affaccia fiera su questo freddo mare, con la sua gran spiaggia e le case del centro storico tutte blu.

Una meta dove rilassarsi e godere un paio di giorni di sole e buon cibo.

Dove abbiamo dormito:
Dar Ness
Un bellissimo bed and breakfast nel quale rilassarsi.
Camere spaziose e pulite.
La nostra si trova all’ultimo piano e si affaccia su un bel terrazzo dove è possibile rilassarsi ascoltando i rumori del mare e dei gabbiani.
I proprietari sono due francesi trasferiti in Marocco come molti da queste parti.
Voto: 7,5

Dove abbiamo mangiato:
Restaurant La decouverte
Un piccolo ristorantino a condizione familiare con cucina franco marocchina e molte scelte vegetariane nel menù.
I proprietari sono molto ospitali e organizzano gite nei dintorni per chi si ferma per qualche giorno.
Noi chiediamo un’indicazione per acquistare dei prodotti a base di argan e veniamo indirizzati ad una piccola bottega poco distante.

El Jadida

IMG_7144Una piccola cittadina di mare dove spendere una giornata.
La sua rocca si affaccia possente sul mare ed è rilassante fare due passi tra le sue mura.
Un luogo suggestivo che consigliamo di visitare è la cisterna romana. La luce del sole entra dalle feritoie del soffitto e genera dei bellissimi giochi di luce sull’acqua che si accumula sul fondo della cisterna.
Usata dai romani oggi è un sito archeologico che è possibile visitare in pochi minuti.

Dove dormire:
La maison des epices
Un indirizzo consigliato e gestito da due simpatici francesi trasferiti da queste parti.
Non ricordo particolari negativi e la proprietaria è stata molto ospitale.

Curiosità

  1. Durante il periodo del Ramadan ci è capitato spesso di essere rimproverati ogni qualvolta volessimo mangiare o bere qualcosa negli orari diurni.
    Occorre fare molta attenzione e nonostante il rispetto per coloro che professano la loro fede d’altro lato non tutti i Marocchini si sono dimostrati aperti ad accettare anche chi non seguisse i precetti dell’islam e il digiuno da cibo e bevande fino al tramonto del sole.
    Nei riad e B&B invece i proprietari sono sempre stati molto ospitali e ci hanno sempre offerto delle bevande e qualcosa da mangiare al nostro arrivo.
  2. Se si prevede una visita nel periodo del Ramadan occorre anche tenere  presente che non sempre è facile trovare dei locali aperti.
    Molti osservano il periodo di digiuno, alcuni aprono solo la sera e solo i più turistici sono aperti anche per il pranzo.
    Occorre pertanto avere molta pazienza e soprattutto a pranzo optare per uno spuntino veloce magari a base di frutta.
  3. Il Ramadan è d’altro canto il periodo in cui il Marocco esprime al massimo la sua spiritualità.
    Nonostante sia il paese più vicino alla cultura occidentale dell’Africa è suggestivo sentire il richiamo alla preghiera del muezzin o le persone riempire le moschee in alcuni casi piene di migliaia di persone inginocchiate a pregare.
    Inoltre al tramontare del sole tutte le persone si riversano per le strade, nei locali e tra le bancarelle come se il giorno iniziasse in quel momento.
  4. Affittare un auto in Marocco è il modo migliore per visitare il paese e arrivare fino alle zone più remote del deserto.
    Tuttavia occorre fare particolare attenzione alle condizioni assicurative in quanto non è difficile lungo il viaggio che la vettura possa subire dei danni.
  5. Il parcheggio  presume come per tutto il resto una buona capacità di contrattazione.
    Praticamente in tutti i paesi e le città vige la legge del parcheggiatore al quale si paga una quota per controllare che la macchina non venga toccata durante le ore notturne.
    Siate sportivi e consideratelo come un costo per il parcheggio da sostenere per evitare danni alla vostra auto.
  6. Frutta e frutta secca (datteri, fichi secchi e albicocche secche) sono il fiore all’occhiello dei mercati marocchini. Non partite senza assaggiarne un pò o portarne a casa come souvenir.

Il regno Khmer

Cronache cambogiane di due turisti fai da te.

IMG_3929Avventurarsi in Cambogia come turisti fai da te è stata un esperienza che ha cambiato le nostre convinzioni e deluso a tratti le nostre aspettative.

Le destinazioni più turistiche di questo paese sono affette da un male devastante che sta velocemente cancellando la cultura e la moneta locali al prezzo di banche che emettono dollari anziché valuta locale e vie di pub e ristoranti occidentali.
Sicuramente allontanarsi da questi percorsi e vedere anche la Cambogia meno nota è un suggerimento che mi sento di dare soprattutto a chi ama l’Asia, la gentilezza ed ospitalità della sua gente.
Se siete amanti della fotografia e della storia inoltre questo paese saprà offrirvi degli scorci e dei racconti unici.

Siem Reap

Arriviamo a Siem Reap tramite un volo dal Vietnam.
Il primo impatto con questo paese è alla dogana ed è terribile, non riusciamo a prelevare per pagare il visto con nessun bancomat o carta di credito e vengono accettati solo dollari.IMG_4042

Dopo circa un ora di lotta con l’ATM e varie richieste ai doganieri alcuni di loro mi accompagnano fuori (scortata come una terrorista) a prelevare in un altro sportello.
Finalmente le carte funzionano e riusciamo a passare ufficialmente la frontiera.

Le sorprese però non sono finite e cercando un taxi che ci porti in centro (visto che ormai tutti i pulman erano partiti da un pezzo e i bagagli erano pesanti) notiamo un gruppetto di taxisti che discutono animatamente.
Il personaggio che assegna i passeggeri ai vari tassisti ci guarda preoccupato e immaginiamo ci sia una discussione per chi ci debba offrire la corsa…nulla di più lontano dalla verità.
I signori infaIMG_4027tti discutono perchè, vedendo i nostri zaini da routard immaginano che non siamo turisti danarosi e non ci considerano un buon investimento pertanto nessuno vuole prendere la corsa!
Sentimento aggravato dal fatto che l’aeroporto non permette loro di rientrare prima di 3 giorni dopo che viene effettuata la corsa (probabilmente per dare a tutti loro la possibilità di lavorare).

Alla fine uno di loro accetta di portarci e scendendo di molto sul suo prezzo ottiene anche un ingaggio per il giorno successivo per girare tutti i templi dell’area di Angkor….. incredibile inizio!

Dove mangiare:
SieIMG_4146_1m Reap  ha una movimentata vita notturna.
La maggior parte dei locali, per lo più frequentati da turisti, si trova nel centro della cittadina.
L’amministrazione comunale ha intitolato il cuore di questa zona “Pub Street” e come si può immaginare la maggior parte dei turisti arrivano dagli Stati Uniti.
Non è difficile trovare dei posti dove mangiare.
Noi abbiamo scelto il BBQ Khmer, un piatto caratteristico costituito da un tegame di alluminio al cui interno viene fatto cuocere del brodo e sormontato da una sorta di cono sul quale può essere cotta la carne e il tutto scaldato con della brace.
Si possono scegliere tagli standard di pollo o vitello oppure spaziare su carni più esotiche come il coccodrillo o il serpente. Da provare!

Dove dormire:
Angkor Sayana Hotel & Spa
Corner River Rd and Samdech Tep Vong St, Siem Reap
(64 euro a notte)
L’albergo è molto bello e dispone anche di un servizio Spa. La stanza era pulita e spaziosa. La colazione presentava una vasta scelta.
Lo consigliamo.

Angkor Wat

IMG_3932Angkor  è un luogo fantastico immerso in una natura selvaggia e che lascia senza fiato per la sua bellezza.
Cuore pulsante dell’impero Khmer questo luogo rappresenta la maggior testimonianza presente ai giorni nostri di questo popolo e la maggiore concentrazioni di templi della Cambogia.

E’ possibile visitare i 400 Km quadrati del sito e i numerosi templi in diverse soluzioni (con tuc tuc, affittando dei taxi o dei motorini o per i più sportivi in bicicletta).

La scelta che va per la maggiore viste le dimensioni del sito e se si vuole ottimizzare i tempi e visitare quanto più possibile in uno o massimo due giorni è quella di affittare un taxi ed un autista privato.
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Noi paghiamo 20 $ per avere l’autista un giorno intero (all’aeroporto e all’albergo avevavo chiesto sui 30$ , 35$, quindi conviene sempre contrattare).
Il costo del tuc tuc invece è circa la metà ma la velocità con cui riuscirete a visitare i templi sarà minore quindi valutate cosa vi convenga anche in base a quanti gionri pianifichiate per la visita.
Il biglietto di ingresso al complesso archeologico costa 20 $ a testa.

Visitiamo dapprima alcuni templi più piccoli, poi il Ta Prohm noto in quanto è stata la location del film Tomb Raider.

Effettivamente, quando i gruppi di visitatori si allontanano, questo luogo ci colpisce con degli scorci davvero suggestivi. Le radici di queste piante secolari crescono ormai sulle rovine e le inglobano riportando pian piano alla foresta questa luoghi.
Il muschio cresce sui muri e le pietre giacciono a terra come se fossero state scaraventate da una divinità sulla terra.
A tratti fa capolino tra le fronde di questi alberi immensi il cielo, di un blu intenso e le nuvole corrono veloci sopra le nostre teste.

I siti più grandi sono Angkor Wat e il tempio del Bayon.
Sono anche i più visitati e trovare degli scorci di tranquillità è un impresa.

Il Bayon ha incuriosito il mio occhio fotografico e il mio spirito.
L’obiettivo catturava decine di enormi faccioni paffuti e con gli occhi socchiusi, simbolo di grandezza e serenità, da qualunque prospettiva lo si guardasse.
Difficile non farsi cogliere dalla sindrome del Giapponese per cercare i punti di vista più particolari.

IMG_4146L’ Angkor Wat infine e il più grande edificio dell’area. Si trova all’interno di un fossato pieno d’acqua nel quale si rispecchiano le nuvole.
I suoi pinnacoli si innalzano verso il cielo e un muro di cinta lungo 3 Km lo costeggia.
Una volta all’interno, si percorre un ponte che porta all’edificio principale che è possibile visitare e dove decine di monaci vestiti di arancione passeggiano all’ombra dei porticati che lo costeggiano.

Non saprei dire quale sia l’ora migliore per visitare questo luogo, forse l’alba come alcuni suggeriscono, forse al tramonto, come abbiamo fatto noi.
Scegliete in base alle previsioni e cercate di godervi in pieno ogni momento che passate qua.

Villaggio galleggiante di Chong Kneas

IMG_4160Questo villaggio è nomade e si sposta sul lago o sul fiume che lo alimenta a seconda delle stagioni e della pioggia.
Le case sono tutte delle piccole chiatte galleggianti dove famiglie talvolta molto numerose condividono poche stanze e le condizioni igieniche sono al limite.
I bambini si fanno il bagno nelle acque marroni del lago e talvolta li scorgiamo anche bere l’acqua.IMG_4223

All’interno delle abitazioni talvolta vi sono  dei televisori a tubo catodico e ci chiediamo dove prendano l’energia per alimentarli per poi accorgerci che alcune barche sono provviste di generatori di elettricità.
Queste persone vivono ai limiti della povertà e in condizioni davvero limite ma ci raccontano che sono vincolati dalla presenza del pesce che è la materia prima e l’unica di sostentamento nonchè merce di scambio per i mercati e i ristoranti del circondario.

Il villaggio è a tutti gli effetti un centro civile con la scuola, un ospedale, la cappella, l’allevamento di coccodrilli e vari negozi galleggianti.
Il mezzo di trasporto più usato ovviamente è la barca.

Come raggiungere Chong Kneas:
Si raggiunge facilmente da Siem Reap con dei tuc tuc a motore o dei pulmini e circa 30 minuti di viaggio. E’ possibile appoggiarsi a delle piccole agenzie turistiche  (ve lo consigliamo perché organizzano tutto loro – tuc tuc, barche e visite) o come sempre provare a fare da voi (in questo caso dovrete essere fortunati per l’affitto della barca e sperare che altri turisti la condividano con voi altrimenti dovrete pagare il prezzo pieno).

Phnom Penh

IMG_4333E’ la capitale della moderna Cambogia e la sede della Corona.
Una città caotica e invasa da motorini e tuc-tuc e nella quale mancano completamente la segnaletica e i semafori.
Per un occidentale attraversare la strada è come giocare alla roulette russa!

E’ possibile visitare il palazzo reale, sede della famiglia reale che ancora oggi abita la e per questo motivo una parte del palazzo non è aperta al pubblico.
Per la stessa ragione l’accesso alle aree visitabili è consentito solo dalle 9:00 alle 11:00 e dalle 14:00 alle 17:00 e solo la sala del trono e un paio di stupe sono visitabili per intero.
IMG_4339Il costo è di 10 $.

Se la visita al palazzo reale non vi soddisfa è possibile dimenticare la delusione facendo shopping al mercato dove è possibile trovare molte marche famose a dei costi davvero bassi.
Una buona contrattazione è necessaria ma se sarete bravi riuscirete a portare a casa capi di marca a dei prezzi scontatissimi.
La ragione per cui ciò è possibile è che molti marchi famosi hanno delle fabbriche nelle vicinanze e la materia prima non manca.


Come raggiungere Phnom Penh:
La raggiungiamo con un pullman della Mekong Express dopo circa 6 ore di viaggio.
La compagnia è ottima, questi pullman da turismo sono provvisti di guida in Cambogiano, Vietnamita e Inglese, televisori e un pacchettino fornito a tutti i passeggeri contenente una brioche dolce, una salata e dell’acqua.
IMG_4343_1L’autista si ferma all’ora di pranzo in un ristorantino lungo la strada dove è possibile mangiare velocemente un boccone e scoprire le “prelibatezze” vendute da  un piccolo mercatino posto ai lati della strada. Per lo più si tratta di cavallette, blatte e altri insetti fritti o caramellati mangiati al pari di dolcetti dagli autoctoni.
Questo proprio non ce la sentiamo di assaggiarlo!
Una nota divertente al nostro viaggio viene data dalla programmazione dei monitor che consisteva prevalentemente in telenovelas vietnamite con finali melodrammatici.
Noi ci siamo divertiti a vederli sotto gli occhi incuriositi degli altri passeggeri che si chiedevano cosa ci fosse da ridere ma le musiche e le storie ci ricordavano i film di Nino d’Angelo.

Dove dormire:
The Kabiki Hotel
22, street 264,
Street 240 Area/Phnom Penh/Cambodia
(40 euro a notte camera standard, 50 euro la superior)
L’albergo si trova nella zona delle ambasciate.
Ha un grande giardino e una bella piscina.
La camera era pulita ma, quando ci siamo stati noi, il bagno aveva dei problemi con lo smaltimento delle acque che non è stato risolto neanche quando lo abbiamo fatto presente alla direzione.
A parte questo inconveniente e il prezzo (un pò caro per gli standard cambogiani) l’albergo ci è piaciuto e si presenta come una valida alternativa per sfuggire al caos di Phnom Penh.

Il paese delle libellule.


Le prime immagini che vengono in mente quando si parla di Vietnam sono relative al conflitto che per molti anni ha infiammato il paese o le immagini dei campi di riso e dei canali del Delta del Mekong.

Oggi il Vietnam è un paese che mantiene il ricordo di tristi anni di guerra e desolazione ma che ha saputo anche sfruttare la ricchezza culturale e il suo territorio per guardare al futuro.

E’ un paese di contraddizioni dove la tecnologia ha fatto il suo ingresso senza una vera comprensione delle potenzialità e dei rischi che comporta.
In contrapposizione a tutto ciò il Vietnam è anche un luogo che affascina e fa sognare coi suoi paesaggi e la gentilezza del suo popolo, un luogo dove volano le libellule.

Benvenuti in un viaggio che vi lascerà a bocca aperta!

Ho Chi Min, la moderna

la capitale caotica e internazionale, nella quale rimane poco del passato e si guarda prevalentemente a costruire letteralmente il futuro della nazione. Cantieri ovunque e la frenesia dei motorini che imperversano nelle strade.

Traffico, motorini, vicoli stretti e cemento.
Questo non è certo ciò che la mia immaginazione avrebbe pensato ci fosse nella capitale del Vietnam.
Una città in crescita, forse troppo in fretta e completamente orientata allo sviluppo economico ed edilizio.
Nonostante sia la stagione delle piogge non piove e il bel tempo ci accompagnerà per tutto il viaggio.

Il centro storico è noto con il nome di Saigon e risale all’antica capitale, oggi è inglobata come quartire centrale di una megalopoli.

Dove abbiamo mangiato: Ho Chi Min è sicuramente il miglior posto dove assaggiare la Pho, esistono addirittura delle catene (stile Mc Donalds o Burger King) che servono solo zuppe con noodles ottime a mio avviso e molto economiche (in media si spende 4 euro in due incluse le bevande).
Se siete amanti del pesce secco non faticherete a trovare dei banchetti arrangiati un pò ovunque nei vicoli che appendono seppie secche e ogni genere di pesce. Dovete essere degli amanti davvero perchè l’odore che queste bancarelle improvvisate si lasciano dietro è terribile!

Dove abbiamo dormito: Beautiful Saigon III
Un ottimo e pulito albergo a tre stelle nel centro di Saigon.
Il costo della matrimoniale è di circa 36 euro a notte.

Cosa/Dove abbiamo mangiato:
La Pho si trova un pò dappertutto, diverse anche le catene che la vendono in decine di varianti. La Pho24 e la Pho2000 sono le più note ma anche posti del tutto sconosciuti servono questa specialità. Alcuni alberghi la servono anche a colazione per chi apprezza il salato alla mattina.

Hue, l’Antica Capitale

una citta vive a cavallo tra questo secolo (con miriadi di motorini) e i resti del passato (che mostrano il loro massimo splendore nella cittadella)

Arrivare ad Hue è molto semplice per via aerea.

La Vietnam Airlines fornisce diversi voli interni che partono da Ho Chi Min anche se non del tutto a basso costo (un centinaio di euro ciascuno).

Il centro di Hue si raggiunge grazie a dei taxi o dei servizi bus, questi ultimi al costo di circa 50000 d.

La città è piena di motorini, come tutto il Vietnam daltronde e qualcuno prova ad offrirci per pochi soldi un passaggio nonostante gli zaini da routard che abbiamo sulle spalle.
Decidiamo che la dimensione dei nostri zaini e il peso mal si addice al traffico e ai motorini e dopo una lunga sudata sotto il sole cocente arriviamo al nostro albergo.

La cittadella di Hue è sicuramente un luogo da non perdere.
Racconta il passato di questa nazione seppur parzialmente ricostruita e per chi ha voglia di avventurarsi sotto il sole nasconde anche delle zone tranquille dove rilassarsi e prendere una boccata d’aria dal traffico dei motorini.
L’ingresso costa 80000 d e per chi volesse esiste anche la possibilità di fare un giro al suo interno a cavallo di un elefante.
Per visitarla occorre mezza giornata o meno.

All’uscita presi dalla frenesia del momento affittiamo un cyclo per farci portare ai templi fuori dalla città.
L’ingresso ai templi è gratuito, l’omino che pedala sul cyclo invece molto caro rispetto alle normali cifre (300 d), glieli diamo comunque, in fondo ha pedalato sotto un sole cocente e ci sentiamo un pò in colpa per lui 🙂
I templi possono comunque essere raggiunti anche con dei traghetti che fanno la rotta del fiume dei Profumi.

Nel pomeriggio mettiamo da parte la pigrizia, che forse complice il gran caldo ci aveva sovrastato e decisiamo di affittare delle bici e pedalare noi.
Visistiamo una zona collinosa dove ci sono molti templi buddisti, luoghi di preghiera e di meditazione dove incontriamo dei monaci molto cordiali e sorridenti e godiamo di una pace incontrastata.
Questa esperienza rappresenta uno dei momenti più suggestivi di questo viaggio e raccomando a tutti coloro che sceglieranno di andare in Vietnam di dedicare del di tempo a questo itinerario.

Dove abbiamo mangiato:
Seguendo i consigli della guida andiamo in un ristorante vicino alla cittadella Ngo Co Nhan.
E’ l’unico locale rialzato e si trova su una via laterale.
Il cibo non è male ma non aspettatevi  i livelli di pulizia occidentali, nel locale si aggirano un topo ed uno scarafaggio gigante e pensate che questo posto è mille volte più occidentale di tutti i banchetti improvvisati ai bordi della strada con tavolini talmente bassi che pare di mangiare a terra.
Nonostante tutto non ve lo consogliamo soprattutto per la tendenza oltremodo arrogante dei proprietari di volersi tenere a tutti i costi la mancia ignorandoci al tavolo per mezzora dopo che il conto è stato pagato.
Certo si trattava di pochi spiccioli ma appartengo ad una categoria di persone che ama lasciare la mancia per scelta e non per abbandono!

La sera dopo scegliamo invece un locale vicino all’albergo senza l’ausilio della guida e andiamo a mangiare delle specialità di questa zona chiamati banh to. Si tratta di involtini di carta di riso ripieni di carne di maiale e gamberetti, avvolti in una foglie di banano.
Lontani anni luce dalla cucina occidentale ma sicuramente da provare.

Dove abbiamo dormito: Than Thien Hotel
La camera che abbiamo prenotato è una superior che si presenta con un bel palchetto e molto pulita. Il personale è molto gentile, come in tutti gli alberghi in cui siamo stati. Il wifi è gratuito anche se il segnale in alcune zone dell’albergo è debole o assente. Unico neo dell’albergo è la colazione un pò modesta per noi occidentali, ma ricca di piatti vietnamiti quali vermicelli, riso, pho o involtini vietnamiti.

Hoi An, la città dei sarti

una perla circondata dal mare e dai campi di riso. La città che maggiormente ha conservato la sua anima e storia e che vanta centinaia di sarti e ciabattini che confezionano abiti e scarpe nel giro di una notte.IMG_3784_3_cropLa più caratteristica delle cittadine del Vietnam nonchè il paradiso dello shopping su misura.
E’ possibile raggiungere questa cittadina via aerea arrivando all’eroporto di Danang o in pulman da Hue (il viaggio dira circa 3 ore e mezza e costa circa 100 dan).

Le case del centro hanno mantenutIMG_3720o l’aspetto originario ed è possibile vistarle comprando un biglietto cumulativo di circa 90000 d.
Alcuni dei proprietari oltre che raccontare le storie delle loro case vi offriranno anche del tea o del cocco secco.

Una volta completato il giro delle case decicatevi allo shopping sfrenato!
Esistono decine di negozi di abiti e scarpe che confezionano modelli su misura anche dalla sera alla mattina.

Un itinerario che abbiamo scoperto per caso e consigliamo è quello che attraverso i campi di riso ci porta fino al mare.
Occorre affittare delle bici ma esistono diversi posti che offrono questo servizio ai turisti.
Prendete la strada principale che esce da Hoi An verso il mare e a circa metà del percorso se svoltate sulla vostra sinistra potete scoprire stradine strerrate che passano all’interno dei campi di riso che circondano la città.

IMG_3734Arrivati alla spiaggia troverete anche dei ristorantini improvvisati dove è possibile mangiare dell’ottimo pesce.
Ricordatevi la protezione solare, il sole non scherza in questo paese e nonostante la carnagione olivastra e la protezione siamo riusciti a scottarci anche noi.

La notte Hoi An si colora con le luci delle lampade che a centinaia riempiono le bancarelle vicino al fiume.
Anche nell’acqua galleggiano delle lanterne che vengono lasciate alla corrente e portano con se speranze e desideri di chi le le accende.
Uno scorcio davvero suggestivo da non perdere!

Dove abbiamo dormito: Hai Au Hotel
Pulito e accogliente. Ci accolgono con la frutta in camera e con molta gentilezza, caratteristica che accompagna tutto il soggiorno.
Colazione molto ricca con molta frutta. Camera semplice con due letti matrimoniali. Bagno non nuovo ma molto pulito.
Unico lato negativo il rumore dei lavori di ristrutturazione del retro dell’hotel durante l’orario della colazione.

Dove abbiamo mangiato:
The Secret Garden, consogliato dalla guida. Si articola intorno ad uno splendido giardino. Cucina tradizionale e musica dal vivo rilassante.

Il Delta del Mekong

IMG_4491_2 il lento scorrere delle sue acque vi accompagna tra la frenesia di mercati galleggianti e la tranquillità di canali dove si può udire il solo cinguettio degli uccellini.

Sicuramente una regione che affascina con i colori e i suoi paesaggi tranquilli.
Il Mekong con il suo lento scorrere fornisce a coloro che vivono e lavorano grazie alle sue acque  cibo e un luogo di incontro. Di giorno il silenzio lascia spazio ai caotici motori delle imbarcazioni che lo solcano in lungo e largo e molte delle quali trasportano materiali o sono usate come mercati galleggianti dagli abitanti di questa zona.
E’ possibile comunque rilassarsi tra le acque di questo fiume a bordo di piccole imbarcazioni e inoltrarsi nei canali più segreti la dove vivono le persone del luogo e si celano giardini nascosti e abitazioni.

Per visitare questa regione scegliamo una formula “all inclusive” fornita dal lodge dove dormiamo (il Mekong Lodge).
La formula prevede due giorni con visita ai mercati galleggianti e sulla terraferma, gita in barca tra i canali, giro in bicicletta delle isole e canali della zona, soggiorno, pasti e un corso di cucina vietnamita.IMG_4460

La gita con le barche vietnamite tra i canali è meravigliosa e veramente rilassante. Le barche si muovono lentamente e silenziosamente tra i canali passando sotto piccoli ponti e costeggiando giardini e orti tra il canto degli uccellini e l’obra delle fronde degli alberi.

Il manager del lodge ci porta a visitare una fabbrica (diciamo negozietto con produzione) di caramelle fatte con la canna da zucchero e uno dei mercati della zona dove si comprano le materie prime per la cucina di questa regione (lemon grass, frutta, carne di maiale o di pollo e i classici dischi di carta di riso che vengono usati per gli involtini vietnamiti).

Anche il giro in bicicletta tra gli isolotti, spostandosi con piccoli traghettini da una sponda all’altra e passando per piccole stradine non asfaltate all’interno degli isolotti è stato molto suggestivo e lo consigliamo.

Di questo lugo ci rimarranno impressi il lento e tranquillo scorrere della vita e i volti sorridenti dei suoi abitanti così come il verde sgargiante dei suoi canali.
Non perdetevelo se pianificate una vacanza in Vietnam.

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Dove abbiamo dormito e mangiato: Mekong Lodge
Si tratta di una struttura eco-compatibile affacciata sulle acque del fiume.IMG_4567
Le camere sono ben arredate e spaziose. Il bagno della nostra stanza è all’esterno coperto da un tetto ma senza porte o finestre. Se avete paura di avere qualche incontro ravvicinato con qualche insetto chiaramente non è il posto che fa per voi ma per chi ama vivere nella natura è sicuramente un posto che consigliamo.
Le camere sul fiume sono molto rumorose in quanto le pareti non sono di cemento armato e le finestre non hanno i doppi vetri, pertanto i rumori delle barche da trasporto merci che transita per tutta la notte possono essere un problema.
Tuttavia la vista del tramonto sul fiume potrebbe valere la pena di una notte insonne.
Esistono anche camere sul lato interno con vista giardino per chi non amasse i rumori notturni.
Il prezzo di un soggiorno all inclusive + visite + scuola di cucina vietnamita per due giorni e una notte è di circa 80 euro a persona.
I propetari, con circa 80 dollari organizzano anche lo spostamento da Ho Chi Min direttamente al lodge.
Per chi volesse maggiori informazioni sul luogo ecco il link:
http://www.mekonglodge.com/en-us/home.aspx

Tacos e nuvole

Messico e nuvole…la faccia triste dell’ America…

mai una canzone fu più azzeccata!

Ecco il resoconto del nostro viaggio nel paese delle nuvole e del guacamole.

Itinerario:
    6 Luglio: arrivo a Cancun
    7-10 Luglio: Merida e dintorniItinerario:
    10-12 Luglio: Palenque
    12-14 Luglio: San Cristobal de Las Casas
    15-16 Luglio: Palenque, Yanchillan e Bonampak
    17-20 Luglio: Tulum e dintorni
    21 Luglio: Cancun

Cancun
Caldo e pioggia torrenziale.
Le strade si allagano…ci dicono sia normale in questa stagione …in ogni caso siamo in Messico niños!

Cancun è una città invasa dal turismo di massa yankie.
Ci sono ecomostri di cemento armato costruiti lungo tutta la baia…che scempio!
Per questo motivo, dopo una  bella dormita per rigenerarci dal volo, scappiamo a gambe levate.

Noi abbiamo dormito all’ hotel Suites Gabi
Modesto albergo nel centro di Cancun lontano dalla “zona hotelera”.
Camera piccola ma pulita.
La colazione non era inclusa.

Merida
La prima tappa del nostro itinerario è Merida.
Ci arriviamo con un pulman della ADO, efficiente e veramente comodo (pensate che ci sono anche degli schermi per vedere i film).

I colori e i palazzi coloniali rendono questa città una tappa da non perdere.
Le persone sono molto cordiali e ogni sera scopriamo una festa nel centro.
Peccato che l’adattamento al fuso è faticoso e arriviamo a fine giornata completamente distrutti.
Merida è famosa anche per le amache di tuta e i cappelli stile panamense fatti con una pianta chiamata ipihiapa.
Noi andremo a cercarli nei paesini qua intorno.

Noi abbiamo dormito all’ Hotel Marionetas
Camera arredata in modo coloniale con ventilatore ed aria condizionata.
La stanza aveva anche un’amaca
Pulito e confortevole e con prima colazione inclusa.
Molto bello…lo consigliamo.

Uxmal
Arriviamo intorno all’ora di pranzo…pensiamo di morire dal caldo e invece la pioggia appena scesa ha rinfrescato l’aria.
La visita è piacevole e accompagnata dalla simpatica presenza di tante Iguane che qua sono di casa.

La presenza di pochi altri turisti fa si che questo sito meriti di essere visitato anche se meno famoso di altri.
Un consiglio valido per tutti i siti che si trovano ai margini o nella foresta: non dimenticate mai di portare con voi un buon repellente per gli insetti (se avete il sangue dolce come il mio altrimenti sarete presi d’assalto).

Chichen Itza
Uno dei siti più grandi e più visitati del Messico.
Tuttavia a colpirci non sono state tanto le rovine, che si potevano solo vedere dal basso e all’interno delle quali non si poteva mai entrare, ma le tantissime farfalle che volavano tutte intorno a noi.
Mentre visitavamo il sito ci siamo anche trovati ne bel mezzo di una temporale tropicale di tutto rispetto. Nonostante dei ragazzi Maya ci abbiano ospitato sotto un loro telo di plastica, ci siamo lavati!
Un consiglio portate indumenti che si asciughino in fretta e un impermeabile.

Palenque
Sicuramente il più bello dei siti archeologici che abbiamo visto.
Vince la nostra preferenza perché quello più immerso nella giungla, si poteva salire sui templi e godere di una vista spettacolare e per la grandezza e completezza delle rovine.
Avrei preferito ci fossero un po’ meno turisti ma il sito è talmente grande che ci si trova talvolta da soli in mezzo alla foresta a visitare delle rovine.
Ci si arriva con un taxi da Palenque città (noi abbiamo speso 70$ messicani, circa 4 euro) oppure con un collectivo (circa 10$ messicani a testa ovvero 70 centesimi di euro).


Portatevi qualcosa da mangiare se andate durante l’ora di pranzo perché la, a differenza di altri siti, non si trova nulla da mangiare).
Occhio anche a cosa tenete nelle tasche…io a causa dei sobbalzi ho perso il cellulare su un collectivo.
Il modo in cui, grazie alla tenacia di Piero e all’aiuto di alcuni poliziotti da film americani, siamo riusciti a recuperarlo è roccambolesco.
Ricorderemo sempre il collectivo con la “moqueta azul”!

Noi abbiamo dormito all’ Hotel Ciudad Real
Camere in stile coloniale con terrazzino che si affaccia su un giardino tropicale con piscina e ristorante.
Pulito e molto bello anche perché simile ad un resort.
Unico inconveniente la presenza di formichine vista la vicinanza con la foresta.
Prima colazione non inclusa ma ad un prezzo accettabile (circa 2 euro a testa).
Il guacamole che abbiamo mangiato qua è il migliore in assoluto di tutta la vacanza.

San Cristobal de Las Casas
Ci si arriva dopo 5 ore di viaggio su strade tortuose da Palenque.
Vista la presenza di alcune bande armate zapatiste che si aggirano da queste parti il viaggio viene fatto prevalentemente di giorno ma sui pulman della ADO si viaggia cmq molto bene e si fanno soste soventi anche per mangiare.
Questa cittadina merita una visita per l’autenticità dei suoi abitanti e le vie con le case coloniali colorate.
Allontanandosi dalle vie più frequentate dai turisti si scoprono angoli caratteristici, mercati dove vengono venduti frutti e ortaggi del luogo e visi segnati dagli anni e dal sole.
Purtroppo la stagione non è delle migliori e ci aspettano tre giorni di pioggia e freddo.
A S. Cristobal è d’obbligo una passeggiata per il centro, dove si possono visitare diverse chiese, prima fra tutte il duomo e i due Cerri dai quali è possibile vedere dall’alto tutta la città.
Per chi ama lo shopping ci sono anche diversi mercatini dell’artigianato dove si trovano prevalentemente vestiti, pellame, collane di pietre e d’ambra e oggetti tipici.

Noi abbiamo dormito nei seguenti Hotel:

Hotel Jardin del Carmen
Assolutamente sconsigliato.
La camera aveva bagno e moquette non puliti.
Il muro era pieno di muffa e le prese elettriche molto vecchie.
La prima colazione non era inclusa.
Abbiamo notato che c’era una zona più nuova ma non ci è stata data la possibilità di scegliere la camera.

Parador Margherita
Camere coloniali con affaccio su un giardino interno e vista sulla città.
Visto il freddo la presenza di una stufetta elettrica è stata davvero apprezzata!
Prima colazione inclusa.
Molto bello e pulito.

Yaxchilán
Vi si arriva tramite un pulmino (che si può prenotare in una delle agenzie viaggio di Palenque) o con un collectivo.
Il viaggio consiste in due ore di tragitto su strada seguite da circa un ora di lancia sul rio Usumacinta in mezzo a caimani e volatili di ogni tipo.

Questa città Maya è senza dubbio la più suggestiva che abbiamo visitato nel nostro viaggio perché immersa completamente nel folto della Selva Lacandona e al confine col il Guatemala.
É stato divertente vedere le scimmie che giocavano sui rami e camminare nei cunicoli bui dell’edificio soprannominato il labirinto.
Non nascondo che quando nel buio, illuminato solo da una piccola torcia, ho visto un serpente, tutto il coraggio di Indiana Jones è scappato via!
In ogni caso se passate da queste parti non perdete l’occasione di visitare questo splendido luogo.

Bonampak
E’ un sito molto piccolo ma che, unico tra quelli che abbiamo visitato, conserva all’interno degli edifici le pitture dei Maya probabilmente restaurate.

Tulum
Finalmente arriviamo sul Mar dei Caraibi.
La camminata dalla stazione della ADO fino al nostro B&B sotto il sole cocente quasi quasi ci ammazza…ma il posto merita.
Il pomeriggio stesso del nostro arrivo ne approfittiamo per visitare il sito archeologico che si affaccia sul mare.
Uno spettacolo imperdibile al quale segue, praticamente per tutti, un tuffo nella spiaggia del sito stesso.
Festeggiamo il nostro primo bagno nell’Atlantico!

Il giorno dopo affittiamo la macchina e andiamo a Coba, al gran Cenote e ad Akumal.
Coba è un sito archeologico a circa un oretta di macchina da Tulum. E’ molto grande e all’interno ci affittano delle biciclette per poterlo visitare più velocemente. L’esperienza di pedalare in mezzo alla giungla tra le rovine è molto suggestiva e la consiglio.
Il Gran Cenote è una piacevole sorpresa. Nuotare tra le acque limpide di una grotta carsica tra uccellini che volano è un’esperienza da provare.
Ad Akumal andiamo alla ricerca delle tartarughe marine che da Giugno a Ottobre vanno su queste spiagge per lasciare le uova.
Putroppo non ne vediamo neppure una e l’unico avvistamento è tristemente solo quello di qualche barracuda.

Cambiamo macchina per poter affronatare le buche e le dune della Riserva della biosfera di Ka’an.
Qui amici e blog vari ci raccontano che si trovano kilometri di spiaggia lunghissima e tropicale i cui soli abitanto sono i falchi e le iguane.
Purtroppo, non sappiano se la mano dell’uomo o se le maree hanno trasformato questo luogo da un paradiso terrestre ad un paradiso della plastica.
Spiagge di sabbia bianchissima con palme e mare tropicale rovinate per  kilometri dalla presenza di spazzatura probabilmente portata dal mare. Cerchiamo per più di quattro ore una spiaggia nella quale cisi possa sdraiare senza dover spostare il pattume e la troviamo solo all’inizio della riserva, quando ormai tristi e sconsolati stavamo tornando a casa.
Questi ci fa riflettere molto su quale impatto noi uomo abbiamo sul pianeta terra e quanto il mare sia ormai diventato una nostra pattumiera. Lo trovo sinceramente triste e credo che il rispetto per la natura che ci circonda nasca anche dai piccoli gesti quando siamo in spiaggia o su una barca. Qualsiasi cosa sia gettata in mare prima o poi finirà su una spiaggia o mangiata da qualche povero pesce.
La sera ci rifacciamo dallo sconforto della giornata mangiando sulla spiaggia a lume di candela e ammirando le stelle.
Qua tutti i locali hanno un gran rispetto della natura e le luci della costa non si vedono.

L’ ultimo  giorno a Tulum e nel mar dei Caraibi decidiamo di passarlo a playa Paraiso, che come dice il nome non necessita di alcuna raccomandazione.
Vista la mancanza di ombrellone e di una palma libera prendiamo una bella ustione ma lasciamo il Messico con il ricordo di questo mare cristallino e questa sabbia bianca.
Peccato che la vacanzasia già finita. Avremmo potuto affittare una cabana e dormire qua per un altro mesetto!

Noi abbiamo dormito all’ H2O
Camere molto luminose e con vista piscina.
La proprietaria Min è molto gentile e ci presta anche le maschere per fare snorkeling e gli asciugamani da mare.
La prima colazione, non proprio scontato in Messico, è inclusa.

Note di viaggio:

1. Lo Yucatan é famoso per le amache e i cappelli tipo Panama.
Noi vi consigliamo di comprarli direttamente dalle persone che le fabbricano nei paesini intorno a Merida.
Per i cappelli andate a Becal, per le amache fate un giro a Tixkokob.
In questo modo farete un turismo equo-solidale risparmiando anche un po’ sul prezzo d’acquisto.

2. Lo sappiamo che per evitare le orde di turisti sarebbe meglio andare a Uxmal e Chichen Itza al mattino presto o alla sera tardi…ma l’esperienza di guidare sotto il sole tra migliaia di farfalle gialle è altrettanto imperdibile! Noi votiamo per un’oretta di sonno in più 🙂

3. Occhio alle fregature. Troverete tante persone gentili che dispacceranno consigli e luoghi dove a loro dire si compra bene. Fate sempre il confronto e tenete gli occhi aperti.

4. Agli sportelli della ADO si fanno code lunghissime … ma soprattutto occhio a tutti quelli che cercheranno di passarci avanti con mille espedienti.

5. Attenti ai collectivos con la “moqueta azul”! Scherzi a parte i collectivos e i taxi soprattutto in Chapas e Tbasco convengono per noi occidentali per cui sono un ottimo modo per spostarsi su tragitti a breve o medio raggio.

6. Preparatevi a mangiare tanti tacos con pollo e totopas (i nachos) sono le due portate principali per cui se non siete amanti di uno o dell’altro fate due conti prima di partire 😉
Altra cosa a cui non si può dire di no è la frutta…veramente buona…e da non perdere sicuramente i vari tipi di licis e un bel cocco raccolto sulla pianta a Tulum.
Invece sul mare non aspettatevi di mangiare pesce fresco. Per noi è stato praticamente impossibile. Le portate sono buone ma non economiche come nel resto del Messico e il pesce è quasi sempre surgelato.

7. Noi non siamo andati a Tikal, in Guatemala, ma per chi fosse interessato e avesse a disposizione qualche giorno in più di noi, metta in conto circa 3 giorni di cui due di viaggio da Palenque.
La maggior parte delle agenzie turistiche di Palenque forniscono il servizio di portarvi alla dogana fin sulla sponda del Guatemala ma vista la pericolosità del luogo effettuano viaggi solo di giorno.

Cappadocia, là dove le emozioni volano

Ho fatto un sogno.
Un luogo con mille mongolfiere che si alzano in volo tra i primi raggi del sole.
Ho sognato….la Cappadocia.

Continua il nostro viaggio attraverso la Turchia, una terra che non smette di affascinarci.
La Cappadocia è senza dubbio il luogo che più ci è rimasto nel cuore per gli scorci offerti, le emozioni vissute e la cordialità delle persone che abbiamo incontrato.
Una meta da non perdere!

Primo giorno

Per raggiungere  la Cappadocia da Istanbul è necessaria una giornata di viaggio.
Nove ore di guida attraverso la Turchia tra rocce, sterpaglie e il nulla più assoluto.
La nostra destinazione è un piccolo paese di nome Mustafapasha a qualche chilometro da Urgup nel cuore della Cappadocia.

Qua si trova l’albergo che abbiamo prenotato, il Perimasali Cave Hotel.

L’hotel è molto bello ed integrato con il paesaggio magnifico di questa zona.

Le camere sono scavate nella roccia ed arredate in modo superbo con letti rotondi, led nel pavimento, bagni di travertino e vasca idromassaggio …praticamente un paradiso nel paradiso.

In generale la Cappadocia si contraddistingue per la voglia e la capacità dei suoi abitanti di proporre sistemazioni e servizi di ottima qualità.

Anche il locale dove mangiamo la prima sera è molto particolare . Si chiama Ziggy e propone una cucina ricercata molto buona seppure non tradizionale.
Mangiamo crema di fave, involtini con formaggio e erbette e un filetto di vitello con una crema fatta coi semi di zucca.
Il prezzo non è economico (90TL in due ovvero circa 40 euro) ma merita una visita.

Secondo giorno

Le giornate in Cappadocia sono molto intense.
Non è raro ritrovarsi a fare lunghe camminate sotto il sole o fermarsi a guardare il paesaggio incuriositi dalle strane rocce che spuntano dal terreno come se fossero state messe là da mano divina.
Le nostre giornate cominciano con una ricca colazione sulla terrazza del nostro albergo dove non mancano mai frutta fresca e secca, yogurt, miele, marmellate, pane, cetrioli, pomodori, formaggio e olive (questi ultimi caratteristici delle colazioni Turche).
A questo punto siamo pronti per affrontare una bella camminata nella Valle di Gomeda.  Si tratta di un sito archeologico a cielo aperto non sponsorizzato dalle guide e nel quale ci accompagna Mehemet, il proprietario dell’hotel.

La valle  è circondata da rocce enormi al cui interno, in un lontano passato, gli uomini hanno scavato delle abitazioni, delle piccole chiese rupestri e delle piccionaie (queste ultime costruite per raccogliere il guano dei piccioni da usare come concime) .

Proseguendo sulla strada verso Goreme, si trova la Rose Valley.

Questa vallata, caratterizzata da rocce che al tramonto si tingono di colori tendenti al rosso, offre la possibilità di fare trekking su sentieri ben segnalati e visitare le innumerevoli chiese rupestri ricavate all’interno della roccia.
Il paesaggio è surreale e il caldo è intenso, soprattutto ad Agosto, per cui è bene munirsi di una buona riserva d’acqua.
Vi consiglio di non seguire il nostro esempio e portarvi dietro anche della crema solare e un cappello per evitare le ustioni.

Il nostro itinerario prosegue con il museo a cielo aperto di Goreme, un’altra perla della regione.
Purtroppo è sempre invaso dai pulman da turismo ma nel pomeriggio è possibile visitarlo con più calma in quanto molte comitive ripartono subito dopo pranzo.

Anche qua il caldo è torrido ed è possibile rinfrescarsi bevendo un succo di melograno o comprando un gelato nelle innumerevoli bancarelle e chioschi.

Completiamo il tour visitando il castello di Uchisar.

Si tratta, anche in questo caso, di una formazione di tufo che spunta dal terreno.
La somiglianza con un castello è dovuta alla sua grandezza e alla forma anche se a  noi, con un pò di fantasia, sembra più che altro un condominio.

Dall’alto la vista è impareggiabile e spazia su tutta la Cappadocia.
Purtroppo mancano delle protezioni per prevenire le cadute dalle pareti a strapiombo.

Gli abitanti del luogo narrano di turisti o fotografi che, incantati dal panorama e intenti a fare foto, siano caduti di sotto senza neanche accorgersene.

Per la cena proviamo un localino nel centro di Urgup che cucina delle zuppe in pentole di terracotta coperte da pane e cotte in forno ad un ottimo prezzo.
Spettacolare…se capitate da queste parti non fatevelo scappare, è difficile non notarlo.

Dopo una giornata così intensa ci spetterebbe un meritato riposo. ..peccato che il muezzin di Mustafapasha ci delizi col suo canto intorno alle 3 di notte!

Terzo giorno
Sveglia all’alba per provare una delle esperienze più belle che la Cappadocia offra, il volo sulle mongolfiere!

Un pulmino ci viene a prendere quando è ancora buio e ci porta in un campo vicino a Goreme.
Dopo una mezzoretta, intorno a noi, cominciano a delinearsi le sagome dei monti e di molte mongolfiere che si stanno gonfiando.
Veniamo fatti salire su un cesto e ci solleviamo. Il volo abbraccia quasi tutta la regione.
L’emozione che si prova nell’essere trasportati dal vento in un completo silenzio, vedere i primi raggi del sole spuntare dietro i Camini delle Fate e i colori di centinaia di mongolfiere che si alzano in volo quasi nello stesso momento è indescrivibile!

Se non soffrite di vertigine è un esperienza assolutamente da non lasciarsi scappare.


Dopo il volo in mongolfiera ed un atterraggio improbabile (il pilota ha sbagliato i calcoli e portiamo via mezzo campo di zucche di un povero contadino Turco, del quale possiamo solo immaginare la faccia quando avrà visto il disastro in cui il suo campo è stato lasciato), il pulmino ci riporta all’albergo, facciamo  una bella colazione e  andiamo a visitare la città sotterranea di Kaymakli.
Si tratta di una città
vera e propria di sette piani sotto terra nella quale vivevano circa 10000 abitanti.
E’ un dedalo di cunicoli, scale e ambienti bui nei quali non sarebbe difficile perdersi se non ci fossero le torce e le indicazioni.
Sconsigliato a chi soffre di claustrofobia in quanto un pò opprimente ma sicuramente bello da visitare.

Ultima tappa della giornata è la visita di Goreme moderna. E’ bello passeggiare tra i Camini delle Fate, molti dei quali sono stati ristrutturati o trasformati in alberghi e ristoranti e fare foto qua e la.

Anche Goreme offre una buona scelta di localini per cenare. Optiamo per la cucina ottomana di “Anatolian Kicthen” il cui piatto tipico è costituito da una terrina di carne di vitello, pollo, peperoni pomodori e del formaggio. Ottimo, daltronde non abbiamo mai mangiato male in Turchia!

Continua….

Lasciamo la Cappadocia alle nostre spalle e con lei il ricordo delle esperienze che ci hanno segnato, della bellezza di questi luoghi che ha riempito i nostri occhi e del calore delle persone che hanno riempito i nostri cuori.

Il viaggio continua ma non prima di aver fatto un ringraziamento speciale a Mehemet (il proprietario del Perimasali Cave Hotel) per l’ospitalità e la gentilezza.

L’Hotel Perimasali è un piccolo gioiello, circondato dalla cornice fantastica della Cappadocia e che consigliamo a tutti coloro che avranno la fortuna di visitare questi luoghi.

Grazie di tutto e complimenti!

Istanbul tra Oriente e Occidente

La prima tappa del nostro viaggio è Istanbul, città che si trova letteralmente a cavallo tra l’Europa e l’Asia.
Le immagine più note di questa città ritraggono il suo profilo caratterizzato dai minareti e dalle cupole delle moschee.
Istanbul però è molto altro.
Stupisce per i contrasti e per i colori, per la disponibilità delle persone, per il traffico di traghetti sul Bosforo e per i riflessi del sole al tramonto sul Corno d’Oro.

Primo giorno

Arriviamo ad Istanbul in una splendida giornata estiva.
Il tragitto dall’aeroporto a Sulthanamet è abbastanza veloce e  la metropolitana ci porta direttamente in centro.
Per la Metro occorre comprare dei gettoni (che sembrano quelli dell’autoscontro e costano 1,50 TL). Questi gettoni  sono usati anche per i tram e la funicolare.
L’Hotel che abbiamo scelto si chiama Albatros ed ha una facciata di legno e le camere arredate con uno stile antico e a dirla tutta un po’ demodé.
Un tempo le case di Istanbul erano quasi tutte così poi il tempo e gli incendi hanno fatto il loro corso ed ora, a parte qualche albergo, se ne vedono ben poche e per lo più in pessime condizioni.

Dopo esserci rinfrescati e riposati usciamo per la cena.
Abbiamo appuntamento con Paolo e Viviana (il mio ex-capo e la moglie) anche loro in viaggio in Turchia come noi, seppur con un itinerario differente.
Visto che siamo negli stessi giorni ad Istanbul ne approfittiamo per passare qualche serata in compagnia.

Scopriamo subito che in Turchia è difficile mangiare male e ci sono piatti per tutti i gusti.

Per questa prima sera  scegliamo un locale modesto con pochi piatti ma suggerito dalla guida.
Mangiamo le kofte (classiche polpettine di vitello molto gustose e poco magre), riso e dei dolci a base di semolino e miele.
Il locale ha poche pretese ma ci soddisfa e capisco subito che la mia dieta andrà a farsi benedire!

Dopo cena facciamo due passi verso il ponte di Galata sul Corno D’Oro .
Anche se è notte ci sono tante persone che passeggiano, mangiano, scendono o salgono sui traghetti, venditori di qualsiasi cosa (riso, mais, verdure, frutta, panini col pesce, borse, maglie, e via dicendo).
Istanbul è un tripudio di colori e di persone, di religioni e paesi diversi, ricchi o poveri, europei o asiatici a qualsiasi ora.

Secondo giorno

Il giorno dopo lo dedichiamo alla visita di Bazar e Moschee.
Cominciamo col Gran Bazar, un grande mercato coperto, al cui interno i negozi sono divisi in zone tematiche (le pelli, gli orafi, i venditori di tappeti e lampade).
Purtroppo le merci che una volta popolavano questo mercato (seta, pelli pregiate, gioielli  e via dicendo) sono state soppiantate per lo più da falsi d’autore e venditori per nulla interessati a trattare a differenza di quanto dica la guida.
Scopriamo anche che i prezzi, nonostante la grande concorrenza, non sono per nulla convenienti rispetto al resto della Turchia.
Perciò, se vi capitasse di andare in Turchia, fate shopping altrove, vi divertirete di più (ovviamente a trattare) e spenderete meno.

Il Mercato delle Spezie è un po’ più piccolo ma non meno interessante soprattutto per chi ama cucinare.
Spezie diverse sono esposte in piccoli negozietti.
Si trovano anche dolci (le famose baklave in particolare) e frutta secca a non finire.
Una botta di vita per la dieta! Anche in questo caso i prezzi sono lievitati a dovere per i turisti.
Se volete davvero comprare frutta secca o spezie vi consigliamo di scegliere uno dei mille negozietti più nascosti ma con prezzi assolutamente concorrenziali (ne troverete alcuni spostandovi dal mercato delle spezie verso il corno d’oro, attraverso i vicoli intorno al bazar).
Noi non possiamo partire senza aver comprato dei datteri e delle albicocche secche buonissime!

Appena usciti dal Mercato delle Spezie ci si trova in un altro luogo molto caratteristico.
Si tratta di un mercato di animali e mangimi nel quale può capitare di imbattersi in bottiglioni pieni d’acqua e di sanguisughe!

Mangiamo all’ombra di un giardinetto e visto il caldo insopportabile decidiamo di rinfrescarci un po’ visitando la Cisterna Basilica (ingresso a 10 TL).

Si tratta di un serbatoio d’acqua sotterraneo creato in periodo bizantino per sopperire alla siccità.  Il soffitto di una sala molto grande è sostenuto da molte colonne di varia origine (romana, greca e via dicendo) e  si può passare sopra delle passerelle sull’acqua e godere del fresco e dell’atmosfera suggestiva. Assolutamente consigliata.

Il pomeriggio è dedicato alle moschee. Iniziamo da Santa Sofia nata come basilica cristiana, trasformata in moschea ed oggi riconvertita in museo.
La basilica colpisce soprattutto per lo sfarzo dei materiali e per le dimensioni.

La Moschea Blu invece è il fulcro della religione musulmana ad Istanbul.
L’ingresso è consentito solo a piedi scalzi e vi sono dei rubinetti in cui poter perpetuare il rito della purificazione dei piedi.
Nonostante questo precetto della religione islamica preparatevi ad un odore di piedi pazzesco!

Le donne devono avere le spalle e le braccia coperte da maglie a maniche lunghe ed un velo in testa (vi assicuro che con il caldo d’agosto è davvero difficile resistere a lungo e mi stupisco di come le donne turche riescano addirittura a indossare degli impermeabili con 37° all’esterno).

L’interno della moschea è ricoperto da maioliche.
Il motivo predominante è il blu e vi sono dei grandi lampadari che pendono dal soffitto quasi fino a terra.
Essendo un luogo sacro, regna un certo misticismo ed è bello fermarsi a pensare un po’ e guardarsi intorno seppur non credenti.

La moschea è perennemente affollata da fedeli che si recano in pellegrinaggio per pregare soprattutto durante il periodo del Ramadan.
A noi è capitato di visitarla proprio durante questo periodo ed è impressionante vedere intere famiglie stese sui prati intorno alla moschea a pregare o aspettando l’ora del tramonto in cui è possibile mangiare e bere.
Anche la più piccola Moschea di Sokollu merita una visita. Qua arrivano pochi turisti e per visitare occorre chiedere al custode che si farà pagare un’offerta ma la sua bellezza non è da meno e la quiete del luogo è assoluta.

Per cena ci buttiamo nella movida del quartiere di Beioglu dall’altra parte del Corno d’Oro.
Questa zona è ricca di locali e vita notturna ed essendo sabato sera sembrerebbe che tutti i giovani di Istanbul si siano riversati qua.
Per arrivare si può prendere il tram, superare il ponte di Galata e poi prendere una mini-funicolare perché il quartiere si trova su una collina.
Per magiare c’è l’imbarazzo della scelta, noi scegliamo un posto con una ricca offerta di meze e ci lanciamo sulla carne (spendiamo in tutto 70 TL in due).
Dopo cena facciamo una passeggiata e scendendo da Beioglu andiamo a dare un’occhiata nottura alla Torre di Galata.

Terzo giorno

Non si può visitare Istanbul senza recarsi al Topkapi, il palazzo del sultano.
Il palazzo è enorme e il momento migliore per arrivare è intorno all’ora di pranzo quando le comitive e la maggior parte dei turisti si dileguano.
Il biglietto d’ingresso costa 20 TL ma ricordate che per l’harem c’è un biglietto a parte di altre 10 TL.

Usciti dal Topkapi ci chiediamo: cosa faranno i veri abitanti di Istanbul la domenica?
Fate una passeggiata sul lungo mare del Bosforo e lo scoprirete.
Intere famiglie si accampano sui frangiflutti (non esiste la spiaggia) per arrostire carne e poi tuffarsi nelle acque del Bosforo.
Ad essere precisi, solo gli uomini fanno il bagno (infatti le donne restano rigorosamente coperte sotto spolverini tristi e grigi com’è la moda) e inoltre + che di bagno si tratta di buttarsi in mare, farsi trasportare dalla corrente, uscire qualche metro dopo dall’acqua (senza avere praticamente nuotato) e tornare a piedi dalla famiglia o dagli amici.

Prima di cena andiamo a ritirare la macchina che abbiamo noleggiato all’aeroporto. A momenti arrestano Piero perché aveva nello zaino un coltellino svizzero e all’ingresso dell’aeroporto c’è un metal detector nel quale una guardia si chiedeva per quale motivo stessimo entrando solo con due zainetti, senza valigie e con un coltellino svizzero. Meno male che una guardia parlava inglese e risolviamo il tutto lasciandole il coltellino e riprendendolo all’uscita.

Il ristorante nel quale mangiamo questa sera è molto particolare e si trova proprio dietro il mercato del pesce. Si entra da un portone anonimo di un palazzo altrettanto anonimo e si viene mandati da un personaggio che sta alla porta d’ingresso all’ultimo piano con l’ascensore. Il luogo è ovviamente panoramico (con vista sul Bosforo e sulla città) e si può scegliere che pesce mangiare direttamente in cucina all’ingresso. Il conto è un po’ europeo (200 TL in quattro, praticamente circa 30 euro a testa) ma mangiamo del pesce buonissimo e davvero fresco.

Note:

  1. La conversione da Lire Turche a Euro è di circa due a uno. Pertanto 1TL equivale a circa 50 centesimi di Euro.
  2. Il caldo ad Agosto è davvero impressionante (vi stupirete di quanto si possa sudare anche solo dopo 5 minuti che si è usciti dall’albergo)! Per far fronte a questo clima è consigliabile bere spesso e visto che i venditori di acqua per strada la vendono ad un prezzo più alto, il consiglio è di comprarla nei negozietti o nei supermercati.
  3. Tenete sempre una manciata di monetine a portata di mano per comprare i gettoni del tram, possono essere utili soprattutto la sera. Se pensate che potrebbero servirvi i mezzi è ancor meglio comprare qc gettone in più qualora la macchinetta dei gettoni della fermata sia rotto..come è capitato a noi.
  4. Il centro di Istanbul è molto tranquillo e non abbiamo mai avuto modo di vedere persone losche. In ogni caso il suggerimento è sempre quello di non inoltrarsi da soli in zone meno trafficate e meno centrali. I turisti non passano mai inosservati.
  5. Infine, per quanto riguarda il cibo, vale sempre il consiglio di scegliere luoghi frequentati prevalentemente dalle persone del posto.

Turchia fai da te

Turchia, 6 Agosto 2010 – 20 Agosto 2010
Diario di Viaggio
Autore: Alessandra Carta

La Turchia è una terra capace di stupire ed emozionare.
Questo è il racconto del nostro viaggio fai da te, in un paese a cavallo tra due continenti, in luoghi che ci hanno incantato e di persone che ci hanno accolto nel loro mondo.

Mentre scrivo le pagine di questo diario mi rendo conto che la voglia di raccontare è così tanta che riportare tutto in un unico articolo genererebbe  un effetto soporifero.

Pertanto ho deciso di pubblicare il diario a puntate seguendo come filo conduttore l’itinerario del nostro viaggio che vi riporto di seguito.

Itinerario:
Giorni 1-2-3: Istanbul
Giorno 4-5-6: Cappadocia
Giorno 7: Afyon
Giorno 8: Pamukkale
Giorni 9-10-11: Kusadasi
Giorno 12: Pergamo
Giorni 13-14-15: Istanbul

Non mi resta che augurarvi buona lettura!

Monaco…birra e pretzel!

Monaco 30 Giugno – 1 Luglio 2010
Alessandra Carta

Eccomi qua…nel paradiso delle birre alla spina e degli stinchi di maiale al forno.

Il volo, della Dolomiti Airlines operato per conto di Lufthansa, non è stato uno dei più esaltanti della mia vita, soprattutto l’atterraggio, che è riuscito a portare a terra anche la mia pressione.
La  città invece ha rivelato un carattere gioviale e sincero.

Il motivo per cui sono arrivata a Monaco è la presenza di BMW, dove dobbiamo incontrare dei ragazzi che lavoreranno con me e il mio collega su un nuovo progetto.

Il centro di ricerca e sviluppo ha la mensa più buona nella quale mi sia capitato di mangiare (lavorativamente parlando e non solo!).
Per cui consiglio, a chiunque avesse amici o conoscenti che lavorino qua, di non esitare a fare un giro e scoprire anche la Mini Cooper appesa al contrario ad uno degli ingressi ufficiali (peccato non averla fotografata!).

Usciamo da BMW alle quattro e mezza del pomeriggio (qua anche gli orari di lavoro sono indubbiamente più rilassati), per cui ne approfittiamo per fare un giro in centro.

La prima esperienza da affrontare è stata capire in che direzione andasse la Metro, in quanto a Monaco i treni non hanno il nome del capolinea ma bensì quello della prossima stazione (che vi posso dire? Ora che lo so è tutto + facile ma al primo approccio si diventa matti!).
Inoltre la maggior parte dei vagoni sono vecchiotti e malconci.

Il centro storico di Monaco è signorile (nulla a che vedere con Berlino).
I palazzi sono molto belli e ad una prima vista danno un senso di rigore e contegno tutto tedesco.

Non posso darvi molte delucidazioni sui posti visitati in quanto, non avendo una guida a seguito e neppure una cartina degna di questo nome, era difficile orientarsi e talvolta dare il giusto peso a quanto mi circondava.

Abbiamo fatto un giro nella zona pedonale intorno a Marienplatz e abbiamo cercato tra i tanti un posto dove mangiare.
I birrifici e le birrerie sono delle istituzioni nazionali e molte rientrano nella lista ufficiale delle attrazioni di Monaco.

Il Ratskeller (una birreria all’interno dell’edificio del comune) non ci ha attirato e neppure l’Haxnbauer (che ci è sembrato un pò troppo serio) per cui ci siamo lanciati sul terzo locale, suggerito da amici e parenti, che si chiama Hofbräuhaus.

Si tratta di un birrificio enorme al cui interno camerieri, vestiti in costume tradizionale, servono boccali di birra e piatti caratteristici.
Un’allegra orchestrina suona canzoni tipiche per tutti i turisti tedeschi e non che affollano le diverse sale ed una ragazza (anch’essa in costume) gira tra i tavoli vendendo Pretzel giganti.

Voto medio: 5/6 (sufficienza scarsa in quanto la birra che abbiamo bevuto – una Waisse – era buona ma lo stinco di maiale non aveva neppure un lontano ricordo di quello mangiato a Praga e il locale mi è sembrato un pò troppo turistico).

La giornata è terminata con un ultimo giro tra le viuzze del centro nel quale abbiamo potuto ammirare la Frauenkirch (purtroppo in ristrutturazione … peccato questa cattedrale ha delle torri altissime ed è maestosa vista da vicino).
Infine, abbiamo atteso lo scoccare dell’ora davanti al Neues Rathaus, letteralmente il nuovo municipio, sulla qui facciata un carillon comincia a muoversi quando la campana rintocca le ore.
Anche in questo caso mi è parso che l’attrazione non potesse reggere il confronto col variopinto orologio astronimico di Praga ma, se non avete assistito mai a nulla di simile e passate da queste parti, ritagliate un pò di tempo per provare l’emozione.

Il mio giro di Monaco finisce qua ma la speranza è di poter visitare un giorno tutto ciò che non ho potuto vedere, visto il poco tempo a disposizione e magari di poter festeggiare sorseggiando una birra al famoso Oktoberfest.
Arrivederci Monaco!

Tra biciclette e canali…il sogno di Amsterdam

Amsterdam 29/05/2010 – 02/06/2010
Alessandra Carta

La città delle biciclette … questa è stata la prima impressione girovagando tra i canali di Amsterdam.

Quello che leggerete tra poco è il diario di una vacanza ad Amsterdam.
Una piccola guida per chi ci andrà in futuro ed un modo di ricordare i luoghi e le sensazioni che mi hanno accompagnato in questa splendida città.

Giorno 1

Siamo arrivati ad Amsterdam in una giornata di sole, perciò un’ eccezione in una città dove il vento che soffia imperterrito riesce a far variare il tempo velocemente ed è raro avere giornate senza neppure una nuvola.
La prima sensazione è stata quella di trovarsi in una città a misura di bicicletta.
Davanti alla stazione centrale è stato creato un parcheggio a 3 piani esclusivamente per le biciclette ed ovunque si volga lo sguardo si vedono due ruote parcheggiate sui ponti, davanti alle case con colori e forme diverse.

Non potevamo che lasciarci trascinare dal contesto e affittare delle bici per fare un giro in centro.
Ci accompagna il mio amico Michele che ormai vive qua da circa 4 anni.

Le strade brulicano di gente che approfitta della splendida giornata e i canali si animano di barche e barconi con la gente che festeggia, beve birra, canta, mangia o semplicemente si guarda intorno.

Michele ci porta al mercato e anche la tutto è in fermento.
I banchi vendono di tutto dalle collanine al pesce… e che pesce!
Delle allegre signore si accalcano intorno al banco dei frutti di mare e comprano ostriche da mangiare sul momento come fossero caramelle!
I ragazzi invece si fanno attirare dai banchi dei formaggi e delle cibarie…in effetti  l’ ora di pranzo.

Andiamo a mangiare dei sandwich in Rembrandtplein.
Ad Amsterdam si usa pranzare nei barucci a pranzo e questi sono i piatti tipici. L’alternativa sono i negozietti che vendono street food (come ad esempio il “Wak To Walk”).

La giornata continua visitando il centro anche se purtroppo la bici di Michele ci abbandona. La parcheggiamo su uno dei canali legata con una catena come mille altre in  città. L’inconveniente non ci scoraggia e Michele trasporta Piero (la mia bici che è un pò + piccola non si riesce a smontare x alzare il sellino)…vederli così lunghi lunghi e con le gambe a penzoloni fanno morire dal ridere!

Facciamo un giro al mercato dei fiori (nel quale torneremo altre volte visto che è abbastanza vicino all’albergo) e al mercato del Pijp dove tra le tante bancarelle vendono un dissetante frappè di yogurt alla frutta.

Il mercato dei fiori è un tripudio di colori e vendono di tutto dai tulipani agli immancabili kit per la coltivazione della marijuana…incredibile!
Veniamo colti dalla voglia di comprare migliaia di bulbi e di piantarli una volta tornati a casa ma alla fine desistiamo… è solo il nostro primo giorno qua.

Purtroppo la bicicletta non è l’unica sfortuna di Michele ed infatti quella sera da forfait causa febbre…mannaggia gli abbiamo portato davvero sfortuna!

Scegliamo un ristorantino in zona Leidseplein sulla guida. L’aspetto del luogo è rustico ma i ragazzi non lo apprezzano molto a causa degli altri clienti che lo popolano … una festa gay proprio nel tavolone accanto al nostro.


Giorno 2

L’indomani il tempo è peggiorato e piove tutto il giorno per cui lasciamo le bici affittate e partiamo alla volta del museo di Van Gogh.

Il museo è carino ma vi consiglio di andare all’apertura per evitare code chilometriche.
All’interno sono collezionate tele di Van Gogh, di suoi contemporanei e dei suoi maestri. Delle didascalie aiutano i visitatori a conoscere e comprendere la vita di questo pittore.

Sono rimasta colpita dal fatto che una persona così malata e con pensieri così tristi potesse rappresentare la realtà con tutti i colori e le sfumature delle sue pennellate.
Purtroppo una persona così dotata, come spesso accade, non è stata compresa dai suoi contemporanei ed è morta in un modo davvero tragico!
Comunque, tornando ai giorni nostri, è bello sapere che la sua arte sia stata così rivalutata e il museo riceva migliaia di visitatori l’anno che si accalcano davanti ai suoi dipinti e comprano mille gadget nel negozietto al pian terreno.

Anche Piero e Tiziana per un attimo si lasciano prendere dalla frenesia e pensano di svaligiare il negozietto di gadget nonostante la pioggia scrosciante all’esterno.

Visto il clima davvero infausto, decido di comprarmi un poncho (stile Batman) che si rivelerà molto utile nei giorni a venire ma che mi fa sentire un po’ ridicola, visto che sarà come minimo 3 taglie più grande!

Facciamo due passi verso l’albergo e decidiamo di mangiare qualcosa alla buona. Io e Piero proviamo il Wok To Walk vicino a Rembrandtplein mentre Tiziana e Christian optano per il Burger King.

Visitiamo il quartiere chiamato Jordaan. Si tratta di una zona residenziale molto tranquilla, nella quale è difficile vedere turisti nono stanza la vicinanza al centro. Nonostante la pace che regna in questi vicoli, veniamo colti da un temporale pazzesco e dobbiamo rifugiarci sotto un portone.

Non appena la pioggia si placa decidiamo di fare un giro in centro alla ricerca di un coffe shop … Amsterdam è nota anche questo.

Nonostante quello che si possa pensare, alcuni coffe shop sono molto carini e c’è un ambiente molto rilassato e tranquillo. Scegliamo quello che a quanto pare ha vinto il premio per l’anno corrente (Green House) e ci sediamo ad un tavolino ordinando come prima cosa un tea alla menta (tra l’altro buonissimo).
Consiglio anche di assaggiare una fetta di space-cake che è molto leggera e si accosta bene al tea.
Il rientro in albergo, dopo questa sosta, è stato più allegro del solito!

Terminiamo la giornata in modo molto tranquillo e passiamo la serata in albergo a ridere.


Giorno 3

Domenica andiamo a fare una gita fuori porta e prendiamo il treno per Zanse Schans, il paese dei mulini.

In questo paese a pochi chilometri da Amsterdam sono stati spostati e ricostruiti alcuni mulini per la gioia dei turisti.

Il tempo è sempre ballerino e fa freddo ma è divertente girare in questo luogo fuori dal mondo e visitare qualche mulino internamente.

Ci facciamo prendere dalla foga del momento e compriamo anche un formaggio olandese (assaggiandoli sembravano buoni ma sarà che la fame fa miracoli..una volta tornati a casa ha tutto un gusto diverso).
Christian cerca di ubriacare una gallina e un’oca con non si sa bene che bevanda.

Il posto è davvero ameno. All’ingresso del borgo ci sono laghetti calmi circondati da piante e casette che sembrano uscite da una favola per bambini.
Nonostante ci siano alcuni turisti che girovagano come noi c’è una calma irreale forse anche dovuta alle condizioni meteo non del tutto propizie.

Alcuni abitati sono presi da piccoli lavori di ristrutturazione mentre alte case sono adibite a botteghe di qualsiasi tipo non solo ad uso e consumo dei turisti.

Due note caratteristiche di questo paesino sono: l’odore chimico di cioccolata (stile Nesquick) che vi accoglie appena usciti dalla stazione (c’è un’industria che tratta cacao) e il ponte sul canale che si solleva per far passare le navi.
Per il resto non c’è molto altro per cui una mezza giornata basta e avanza per visitarlo.

All’ora di pranzo torniamo ad Amsterdam e mentre ci dirigiamo dalla stazione verso il centro assaggiamo le patatine che hanno vinto il primo premio in Olanda. Beh in effetti qua la cucina non è un gran che, ma le patatine fritte le sanno fare e soprattutto non hanno il gusto di cartone come quelle surgelate che ci rifilano in Italia!

Lasciamo Christian all’albergo con una gran dolore cervicale e andiamo a fare un giretto.
Grazie alla guida scopriamo un angolino di pace a pochi passi dal centro.
Si tratta di Begijnhof, un complesso residenziale, dal quale si può accedere tramite una porticina anonima (sembra di entrare in un giardino privato ed è come varcare una porta del tempo), che un tempo era un convento della confraternita delle beghine.

Decidiamo poi di fare una visitina veloce al Red Light District e nel tragitto riusciamo anche a mangiare un buon gelato…incredibile ma vero!
Il quartiere ci appare un po’ sporco e ci ricorda una sorta di China Town (in realtà ripassando il giorno dopo scopriremo che la causa di questo squallore era la presenza della spazzatura non ancora ritirata). In ogni caso i polli laccati appesi alle vetrine dei locali e il tipo di negozi ci ricordano un  quartiere cinese.
Di case con la lanterna rossa (ovvero quelle con le vetrine nelle quali le donne si mettono in esposizione con addosso un succinto bikini e null’altro) non c’è ne sono poi così tante e molte delle donne in vetrina sono proprio brutte.
Un nostro amico, che abita ad Amsterdam, poi ci racconterà che la bellezza delle ragazze varia a seconda della fascia oraria e del giorno.

Recuperiamo Christian all’albergo e proviamo a metterci in coda al museo di Anna Frank, visto che la coda sembra meno lunga del previsto (nel week end faceva addirittura il giro dell’isolato). Sfortunatamente una ragazza si sente male e il museo viene chiuso per un oretta. Alla riapertura fanno solo entrare i gruppi che hanno prenotato, per cui decidiamo di tornare il giorno dopo.
Amsterdam è anche questo! La necessità di due camion dei vigili del fuoco e un’ambulanza per tirare fuori da una casa una persona che si sente male perché le scale sono troppo strette e ripide e non si riesce a far passare una brandina.

La sera riusciamo ad organizzare un’uscita con Francesco che ci porta a mangiare una specialità del luogo: le costolette cotte alla griglia in un locale vicino a Leidseplein.

Oltre alla versione classica assaggiamo anche quelle affumicate…il gusto è molto forte ma come ci ha suggerito Francesco mangiate insieme alle classiche non sono male.
Le porzioni sono enormi e se lo avessimo saputo prima avremmo potuto dividerle…mentre così torniamo a casa boccheggiando nonostante il fiume di birra che ci siamo bevuti.
Comunque la serata è stata molto bella e siamo riusciti a fare due chiacchiere con Francesco che non vedevamo da un sacco di tempo.


Giorno 4

Approfittiamo della bella giornata di sole per fare un altro giro fuori porta, questa volta ad Haarlem.
Questa ridente cittadina dalla classica architettura Olandese è un oasi di tranquillità.
Sulla piazza centrale si affaccia la chiesa che contiene l’organo più grande d’Europa (o del mondo addirittura!). Vorremmo vederla ma si può visitare solo a pagamento e per andare sulla torre occorre prenotare prima!
A parte il piccolo centro non c’è molto da visitare secondo la nostra guida e Michele che potrebbe farci da cicerone è a casa con l’influenza per cui non ci resta che cercare un posto dove mangiare qualcosa prima di riprendere la via del ritorno.

Troviamo un chiosco in una piazzetta poco distante dal centro. La sua caratteristica principale è che vende pesce d’asporto: panini, frittura e via dicendo.
Il panino con l’aringa (che sembrerebbe andare per la maggiore) non ci attira e decidiamo di provare la frittura e un panino con il salmone. Salsine a parte non sono male.

Ritornati ad Amsterdam facciamo un altro giro al Red Light Distric, questa volta con Christian. Riusciamo anche a visitare il piccolo tempio buddista che era chiuso il giorno precedente.

Proviamo per l’ennesima volta a metterci in coda al museo di Anna Frank. Essendo una giornata infra-settimanale, la coda è cortissima (per cui consigliamo a tutti di fare questa scelta!) e in pochi minuti siamo finalmente dentro.
Il museo racconta la storia di Anna Frank e dei componenti della casa segreta, tristemente finita con la morte di tutti gli occupanti a parte il padre, a causa dello sterminio nazista.

Il diario omonimo è famosissimo e letto in tutte le lingue ma i brani, che sono stati raccolti e i racconti dei sopravvissuti a quel devastante genocidio, fanno riflettere sulla condizione umana e la capacità di far soffrire i propri simili. Sono contenta che alla fine siamo riusciti a vedere questo museo, ricordo di un sopravvissuto, Otto Frank, che vuole che il mondo ricordi quanto è accaduto perché questi crimini non si ripetano mai più. Purtroppo sappiamo tutti che i crimini di guerra esistono ancora oggi anche se su scala più ridotta ed a farne le spese sono sempre i civili.

Ci riposiamo un’oretta, perché abbiamo i piedi in fiamme dopo quattro giorni di camminate e poi ci incontriamo davanti al museo di Van Gogh con Michele, semi-guarito dall’influenza.

Questa volta veniamo portati a mangiare in un luogo frequentato dall’alta borghesia di Amsterdam (lo dimostrano i macchinoni parcheggiati nel quartiere e vicino al locale!).
Anche qui il piatto tipico è carne, questa volta una sorta di mini-fiorentina accompagnata da abbondanti patatine fritte e insalata (alla quale viene come sempre aggiunta una salsina alla yogurt).
Va bene..abbiamo capito …la migliore cucina che si può assaggiare ad Amsterdam consiste in carne e patatine fritte 🙂 .

Per il dopo cena ci spostiamo poco distante nel quartiere del Pijp dove ci sono un pò di locale caratteristici.


Giorno 5

Approfittiamo dell’ultima mattinata a nostra disposizione per fare ancora un giretto in centro.

Pertanto  ritorniamo al mercato dei fiori e al Piper per fare un pò di acquisti.

La giornata è splendida ed è incredibile vedere come le persone si trasformino non appena esce un raggio di sole da queste parti.
Si vedono barche che navigano sui canali, con feste a bordo e addirittura una contiene una banda musicale intenta a suonare dei tamburi.

Ci dispiace lasciare Amsterdam con un clima così estivo ma il tempo a nostra disposizione è finito!


Note

(1) La parola “presto” ad Amsterdam è un eufemismo. Tutti i musei e gli esercizi pubblici non aprono prima delle 9:30-10:00 per cui non pensate di andare all’alba a fare la coda al museo di Van Gogh o alla casa di Anna Frank..non servirebbe a nulla.

(2) Affittare le bici anche solo per un giorno è un must! Anche il poncho per proteggersi dalla pioggia lo è, benché gli Olandesi abbiano un contegno davvero invidiabile e quando comincia a piovere e continuino a fare quello che stavano facendo senza battere ciglio (camminare , andare in bici o qualsiasi altra attività stiano facendo).

(3) Cercate di non stare male, soprattutto dentro le abitazioni del centro!
Hanno tutte delle scale strettissime e ripide ed rischioso salire o scendere già in condizioni normali.
Pensate che per fare i traslochi hanno ingegnato il seguente metodo: un gancio enorme appeso subito sotto il tetto sulla facciata davanti e che viene usato con una carrucola…comodo vero?
Il motivi di tutto questo è che intorno al 1800 esisteva una legge che tassava le case sulla base della dimensione delle facciate.

(4) Non perdete l’occasione di salire su uno dei chioschetti vaganti che girano per la città e nei quali si può bere birra mentre si pedala. …sono veramente spassosi!
Talvolta li si vede fermarsi perché i passeggeri sono talmente allegrotti che non riescono neppure a pedalare.


Ringraziamenti

Un ringraziamento speciale ai miei compagni di viaggio (Piero, Tiziana e Christian) che mi hanno regalato dei momenti molto divertenti …nonostante il tempaccio è stata memorabile.

Ovviamente non posso dimenticarmi di ringraziare Michele che ci ha fatto la sorpresa di accoglierci all’aeroporto e che ci ha accompagnato negli angoli più caratteristici di Amsterdam nonostante la morte della sua bici e il febbrone.

Ed infine grazie a Francesco che ci ha portato a mangiare le costolette più grandi che abbia mai visto…in effetti le sto ancora digerendo 🙂 Mi ha fatto piacere vederlo dopo tanti anni e spero che riusciremo ogni tanto a organizzare quando torna dalle nostre parti.